Dal 15 maggio al 18 giugno

Emilia Bionda

Les Reines

C’è qualcosa di classico nelle fotografie che compongono la serie Les Reines, di Emilia Bionda, così come certa astrazione nella postura e nella seduta delle modelle che fa pensare ai ritratti di Felice Casorati. La scelta del bianco e nero salva lo sguardo da una fatica che sarebbe ridondante e lo lascia libero di associare i pensieri a partire dalla pulizia delle immagini, che proprio per questo, ci espongono a una ben curiosa esperienza. È evidente il legame che unisce la fotografa ai suoi soggetti e questi ultimi all’ambiente che li incornicia. Ciascuno di loro siede davanti alla camera pienamente confidente nell’ambiente in cui si trova. Lo spazio è quello della loro intimità familiare, gli oggetti di cui sono circondati appartengono alla casa, di più, a quella precisa prospettiva di abitazione in cui la fotografia li cristallizza. E salta agli occhi che il rapporto con la fotografa è intimo, personale, caldo.

 Non è la fiducia accordata a un professionista che va costruita nell’incontro, è invero una fiducia che costituisce il presupposto e la cornice di quell’incontro e del ritrovarsi dei protagonisti. Questa intimità viene tuttavia rotta, o almeno sospesa, dalla composizione dell’immagine, che si reitera, sostanzialmente identica e, se da una parte fa solo più risaltare la particolarità di ciascuna regina, dall’altra viene a costituire uno sfondo di invarianza che colloca ogni immagine nel bilico sottile tra singolarità e universalità; tra la singolarità di ogni modella, del suo legame con la casa e con la fotografa e l’universalità della composizione che rende ognuna una regina insieme perfettamente individuata e totalmente anonima.

Sullo stesso crinale di questa trasformazione un altro slittamento prende corpo, insieme più generico e più specifico. In fondo non c’è che essere ritratti per diventare stranieri a se stessi. Diversa è la nostra voce quando la ascoltiamo registrata da come risuona nella nostra testa e questo è anche il destino del ritratto, nel quale siamo noi, con tutto il nostro mondo a collocarci e definirci e insieme, nella astrazione delimitata dai margini di una fotografia, dislocati dal nostro punto prospettico, ci vediamo da fuori, come oggetti perduti nel mondo, insieme familiari ma irriducibilmente estranei. Ma per meglio godere di questo scarto dal familiare all’estraneo, occorre appoggiarsi ancora una volta alla reiterazione della stessa forma compositiva. È questa ripetizione della stessa nota, solo diversamente modulata, che spinge l’identità di ciascuna figura a naufragare in una anonimità insieme seducente e inquietante, che lascia e riprende il familiare per spingerlo nelle braccia di una alterità interrogante, facendo di ciascuna immagine un Giano bifronte, come appunto è la maestà di ogni regina.

Andrea Bocchiola

BIOGRAFIA

Emilia Bionda nasce a Milano. La sua formazione è fortemente influenzata, sin da bambina, dallo studio della danza classica e del pianoforte. Si laurea in Lettere nel 1989 all’Università Cattolica di Milano con una tesi in Storia della Musica. Da sempre appassionata di fotografia, colleziona immagini senza mai renderle pubbliche fino al 2020, anno in cui le vengono richiesti alcuni ritratti in bianco e nero. Inizia così la sua ricerca, tutta al femminile, che la conduce ad approfondire lo studio sul ritratto ambientato: i soggetti non sono mai ritratti in uno studio con sfondo neutro, ma nel loro ambiente di vita, sia esso la casa o il luogo di lavoro. Espone per la prima volta i suoi lavori alla Fondazione Bandera per l’Arte di Busto Arsizio.

EMILIA BIONDA
Les Reines

A cura di Cristina Moregola
Dal 15 maggio al 18 giugno
Inaugurazione domenica 14 maggio ore 17.00

Orari
Da giovedì a domenica ore 16-19